Che Barack Hussein Obama fosse un totale incompetente in materia di politica medio-orientale era una cosa nota a tutti, ma che potesse arrivare a tanta idiozia onestamente nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Con il suo annunciato discorso “all’Islam” di ieri, proseguo di quello fatto al Cairo all’indomani del suo insediamento alla Casa Bianca, ha fatto il “miracolo” di scontentare tutti salvo forse qualche finanziatore arabo suo simpatizzante.
Cosa ha detto in sostanza il Presidente americano? Sinteticamente ha detto che palestinesi e israeliani devono tornare al tavolo delle trattative, cosa ovvia che non necessitava di un “discorso mondiale”, ma soprattutto ha affermato che Israele deve tornare ai confini del 1967, cioè a quelli antecedenti alla guerra dei sei giorni.
A parte che il discorso di Barack Hussein Obama ha trovato subito la totale bocciatura dei terroristi di Hamas i quali non ci pensano nemmeno a sedersi a un tavolo delle trattative e, soprattutto, vogliono tutto (compreso il territorio israeliano) e non la Palestina com’era nel 1967. E poi forse il Presidente americano si è dimenticato (o fa finta di dimenticare) che la situazione in Medio Oriente non è la stessa del 1967 e che, se possibile, oggi il quadro è addirittura peggiore di quello antecedente la guerra dei sei giorni, cioè un quadro che vede Israele completamente accerchiata com’era nel 1967 con l’aggravante che ai suoi confini c’è una entità come quella iraniana, ben più pericolosa di qualsiasi altro nemico di Israele.
Le ovvietà dette da Barack Hussein Obama nel suo discorso sono di una pateticità unica, talmente patetiche che non solo non risolvono niente ma rischiano addirittura di peggiorare la situazione. “I palestinesi hanno il Diritto di avere un loro Stato” e poi “Israele ha diritto di esistere” e ancora “no al terrorismo” ecc. ecc. concetti che ovviamente sono condivisibili da tutti salvo che da Hamas e dagli iraniani che sul punto del Diritto all’esistenza di Israele proprio non concordano e che fanno del terrorismo un’arma per raggiungere il loro obbiettivo dichiarato, cioè la distruzione di Israele.
Ora, chiedere a Israele di tornare ai confini del 1967 significa chiederle di rinunciare al suo Diritto alla difesa e, soprattutto, significa stendere un velo sugli attacchi che lo Stato israeliano ha dovuto subire nella sua brevissima storia, attacchi ai quali ha risposto cacciando indietro i nemici e conquistando quel terreno che oggi garantisce la sicurezza dello Stato ebraico.
Barack Hussein Obama non ha accennato a come intenderebbe garantire l’ovvio diritto all’esistenza di Israele quando i suoi nemici più pericolosi (Iran, Siria ed Hezbollah) seguendo la richiesta del Presidente americano si avvicinerebbero ulteriormente al cuore dello Stato Ebraico. Non ha detto come intenderebbe fermare la corsa alle armi nucleari dell’Iran o come intenderebbe disarmare Hezbollah. Non ha detto come si dovrebbe difendere Israele dai missili siriani una volta restituite le alture del Golan. Non ha detto come fermare gli attacchi terroristici di Hamas una volta che verrebbe a cadere la linea di difesa invalicabile che garantisce il muro difensivo e che ha praticamente azzerato gli attacchi terroristici in Israele. Tutto quello che ha detto è un insieme di cavolate che magari gli sono servite per attirarsi le simpatie dei Paesi arabi e dei gruppi pacifinti ma che in sostanza gettano benzina sul fuoco e tendono a negare il Diritto alla difesa dello Stato di Israele.
Poi, come sempre, ognuno darà la sua personale interpretazione del “discorso all’Islam” di Barack Hussein Obama, personalmente penso che sia stato il punto più basso mai raggiunto da questa amministrazione nella gestione della vicenda medio-orientale, un calcio in bocca alla sicurezza di Israele e un favore immenso ai suoi nemici. La dimostrazione lampante dell’ostilità verso Israele del Presidente americano e del suo panarabismo.
Franco Londei
In effetti, si e’ trattato di un discorso generico, ove non proprio vago, con molte ovvietà e tanta, tanta voglia di mostrare agli Arabi un volto “diverso” dell’America.
Le domande che Londei si pone nell’articolo sono tutte importanti e tutte inevase.
Mi domando se le dichiarazioni di Obama vogliano semplicemente presagire un maggiore disimpegno dalla questione israelo-palestinese. Un po’ come dire: “Voi Israeliani e Palestinesi non volete fare come diciamo noi? Allora sbrigatevela da soli”.
concordo con l’articolo e con il commento di Rio e aggiungo che io questa uscita di Obama proprio non l’ho capita. Se voleva far alzare ancora di più la tensione bastava dirlo. Secondo me è una mossa elettorale che però gli si potrebbe ritorcere contro. Non credo che comunità ebraica americana abbia particolarmente gradito