Sbagliato accostare Ahmadinejad ai palestinesi. Risposta all’Onorevole Fernando Rossi

14 Febbraio 2010

Prendo spunto da una risposta ad un nostro articolo pervenuta dall’Onorevole Fernando Rossi il quale, insieme a Monia Benini, ha partecipato alle celebrazioni del regime iraniano e siccome spiegare all’interno di un commento quello che l’Onorevole Rossi ci chiede di spiegare sarebbe troppo lungo, ci scrivo un articolo sperando che in qualche modo contribuisca a fare chiarezza.

iran election 2Vede caro Onorevole, è Lei stesso che in qualche modo mi da gli spunti per risponderle. Prima di tutto non vedo come possa portare solidarietà ai palestinesi andando a presenziare a una manifestazione in Iran e stringere mani che grondano sangue. Lei dice di essere un “democratico convinto”, però mentre Lei stringeva quelle mani e rilasciava quella intervista a pochi passi da Lei ragazzi “convintamente democratici” venivano massacrati senza pietà proprio perché chiedevano più democrazia. Non lo trova paradossale?

Il fatto che noi si sostenga convintamente il Diritto all’esistenza di Israele non significa essere completamente d’accordo con il Governo di Gerusalemme, anzi, molto spesso siamo stati tra i primi a criticarlo anche in maniera accesa e le dirò che siamo stati pure ascoltati in più di una occasione. Non tolleriamo però la faziosità che spesso maschera un aperto antisemitismo con cui alcune volte Israele viene attaccata. Il Rapporto Goldstone, al quale Lei fa riferimento nella sua intervista a IRIB e che Berlusconi non ha accettato, è indiscutibilmente un rapporto fazioso, redatto a senso unico e senza alcuna verifica indipendente per stessa ammissione di Goldstone. Esiste un contro-rapporto (di cui pochi parlano) che lo smonta pezzo per pezzo. Nulla è bianco o nero, ci sono sfumature che spesso vengono ignorate deliberatamente.

Secondo noi è giusto criticare quando l’esercito israeliano compie atti sbagliati, quando a morire sono gli innocenti, lo abbiamo fatto più e più volte, non è giusto però giustificare e legittimare il comportamento di Hamas e il rapporto Goldstone lo fa. Si dice che Israele tenga in ostaggio la Striscia di Gaza, noi invece riteniamo che sia Hamas a tenere in ostaggio gli abitanti di Gaza. Non abbiamo sentito cori di disapprovazione quando i leader di Hamas, non più di un mese fa, hanno dichiarato pubblicamente che il loro obbiettivo è quello di distruggere Israele. Non abbiamo sentito una sola parola sul fatto che Hamas tenga i suoi depositi di armi in strutture civili, spesso in ospedali. Non abbiamo sentito una sola parola sul fatto che gli aiuti umanitari destinati a Gaza, compresi quelli dell’Onu, vengano gestiti completamente da Hamas e non vengano distribuiti (non a tutti comunque). In compenso ogni volta che si parla di Ahmadinejad e del suo palese tentativo di dotarsi di armi nucleari si sentono solo parole di approvazione giustificandole, come ha fatto lei in quel commento, con il fatto che Israele avrebbe (e sottolineo avrebbe) 200 bombe atomiche. Ammesso e non concesso che sia vero, Israele non ha mai manifestato l’intenzione di spazzare via un popolo mentre la stessa cosa non si può dire di Ahmadinejad che lo ha fatto in ogni occasione che gli si è presentata. Israele, dal giorno successivo alla sua nascita, ha sempre dovuto difendersi dagli attacchi degli eserciti arabi che la volevano distruggere e lo fa anche oggi anche se l’Iran non è un Paese arabo. Un conto è avere un’arma per difesa, un altro è averla per offesa.

E’ chiaro, stiamo entrando in un ragionamento complesso qual’è quello riguardante la situazione in Medio Oriente che non può certo essere affrontato in un articolo di poche battute. Quello che però mi preme particolarmente puntualizzare è il fatto che sia assolutamente sbagliato accostare l’Iran alla questione palestinese. Ahmadinejad usa i palestinesi esattamente come fa Hamas o come fa, anche se in maniera diversa, Fatah. Solo che, mentre Fatah lo fa per ragioni meramente economiche, Hamas e Ahmadinejad lo fanno con l’intenzione di arrivare alla distruzione di Israele. Lo dicono loro, non è una mia ipotesi.

Per questo e solo per questo il suo gesto (e quello della sua collega) sono a nostro parere profondamente sbagliati. Lei non è d’accordo con le parole di Berlusconi? La cosa è comprensibile e anche noi rispettiamo le sue idee pur essendo diverse dalle nostre, però manifestare il suo disaccordo andando a legittimare un regime sanguinario come quello di Ahmadinejad e di Khamenei non solo è un atto che va contro a quelle idee “profondamente democratiche” che lei stesso dice di avere, ma nuoce indirettamente proprio ai palestinesi che Lei dice di voler difendere.

Il Medio Oriente non ha bisogno di altre guerre, non ha bisogno di gente come Ahmadinejad o come Ismail Hanyeh e Khaled Meshaal, gente che vive di guerra e si sostiene solo con la legge delle armi e con la prepotenza. Il Medio Oriente ha bisogno di uomini coraggiosi e soprattutto di uomini di pace. Noi sosteniamo il movimento riformista iraniano da ben prima delle elezioni dello scorso giugno anche con incontri periodici con i dissidenti iraniani. Qualcuno ci ha accusato di organizzare “rivoluzioni colorate” come se la cosa fosse un delitto, come se arrivare ad un cambiamento democratico in Iran senza violenza e, soprattutto, senza interferenze esterne, fosse una cosa sbagliata. Noi pensiamo che non lo sia, anzi, pensiamo che sia l’unica strada per evitare l’ennesimo conflitto armato (questa volta regionale). Non ci aiutano però gesti come quello fatto da lei e dalla sua collega prontamente strumentalizzato dalla stampa di regime iraniana come lo è IRIB. Mi creda, non ne facciamo assolutamente una questione politica, ne facciamo però una questione morale. Lei dice di essere “convintamente democratico”, bene, allora appoggi convintamente le richieste dei ragazzi iraniani separando la questione palestinese da quella iraniana. Chissà che anche il popolo palestinese non possa un giorno (speriamo presto) prendere spunto dal Movimento Verde iraniano e mandare a casa i loro veri oppressori.

Miriam Bolaffi

Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia

12 Comments

  1. Spiacente che esisteno tanti ebrei catturati dalla follia sionista.
    Dovrei confutare ogni periodo della vostra risposta , ma non ne vedo l’utilità, vista la vostra funzione.
    credevo foste con la parte iraniana più critica verso il Governo, ma voi siete per il governo sionista di Israele e quindi “fingete di non sapere”.
    C’è un bellissimo aneddoto narratomi proprio in Iran (dove, non ci crederete, ma vivono ebrei e cattolici, c’è un bellisimo servizio prodotto dalla RAI, ma che VOI sionisti avete mandato in onda solo su RAI International), “Chi dorme può essere svegliato anche con un piccolo rumore, ma chi finge di dormire non lo svegli nemmeno con una cannonata”.
    Spiacente del mancato dialogo, Fernando Rossi.

  2. Ad essere onesti questa risposta non mi stupisce più di tanto. Lei non è il primo e certamente non sarà l’ultimo a darci dei sionisti. E’ tipico attaccare quando non si hanno valide argomentazioni per controbattere. E’ quel vedere tutto bianco o nero accennato da Miriam. Un po’ limitativo a dire il vero. Ma non c’è problema. I nostri obbiettivi rimangono la caduta di Ahmadinejad e l’introduzione della democrazia in Iran senza interferenze esterne. Poi ognuno è libero di interpretare le cose come vuole, come vede noi i nostri obbiettivi li dichiariamo apertamente. Capisco che in certi ambienti si sia abituati a vedere solo organizzazioni pronte a sparare su Israele e unicamente su Israele e che, come nel nostro caso, quando c’è una eccezione si rimanga interdetti. Anche questo è nell’ordine delle cose. Ma come vede noi ci assumiamo le nostre responsabilità. Continuo a credere che con questa mentalità non si arriverà mai alla pace in Medio Oriente. Continuo a credere che appoggiare Hamas e Ahmadinejad sia appoggiare i nemici veri della pace (per non dire assassini). Però siamo in Paese democratico e ognuno (grazie a Dio) è libero di pensarla come vuole. Queste discussioni sul web in Iran non sarebbero possibili. Spiacente veramente anche io del mancato dialogo ma è difficile parlare con chi non ci sente o non vuole sentire.
    P.S. “Sionista” 🙂
    In Iran vivono cattolici ed ebrei, verità sacrosanta, ma sul come vivono non dice niente. In Israele gli arabi hanno il voto e rappresentanti in parlamento e possono attaccare il Governo da qualsiasi media.

  3. A me risposta del sig.Rossi mi sembra tanto tipica di chi è afflitto da sindrome da accerchiamento sionista. Peccato che questi signorini quando gli si fanno obiezioni specifiche invece di rispondere sono solo capaci di lanciare strali. Che poi fondamentalmente a questa gente “convintamente democratica” non gliene frega un ca….. di appoggiare dittatori e terroristi (talebani, hamas, hezbollah, iran, siria ecc. ecc.) purché meditano di far guerra a qualcuno se poi questo qualcuno si chiama Israele o Ammerika tanto di guadagnato.

  4. sono completamente d’accordo con Giuseppe. Certa gente sostiene di essere antisionista, in effetti è palesemente antisemita. Non meraviglia più di tanto. Se è andato a Teheran a stringere la mano del regime un motivo c’è e non sono certo i palestinesi, altriementi sarebbe andato a Gaza a convincere quelli di Hamas a rifare le elezioni. Ma in fondo, a chi interessa il destino dei palestinesi? Forse, paradossalmente, solo ad Israele

  5. E avete la spudoratezza di dire che non siete sionisti?
    E già…tutte le frottole che propinate agli ingenui lettori, distorcendo la realtà iraniana ecc., sono la fotocopia degli ordini di servizio emanate da israele (notorio stato razzista e genocida).
    E non datemi dell’antisemita, per carità, perchè non ho niente contro gli arabi !

  6. Il governo Iraniano al momento è realmente nel mirino dei mass-media pilotati dai soliti “signori” che “reggono” il mondo. E mi riferisco ai “pacifici e democratici” americani e israeliani – gli uni ad esportare democrazia persuasiva in Iraq, Yemen e Afghanistan, e gli altri che per “sopravvivere” sterminano da diversi lustri il popolo arabo-palestinese a Gaza.
    Nel frattempo i cattivi iraniani pare che abbiano l’intenzione di costruirsi una bomba nucleare (ma con l’uranio arricchito al 20% gli addetti ai lavori sanno benissimo che questo è impossibile, visto che l’arricchimento dell’uranio per tale scopo deve essere non meno dell’80/90%). Ma risulta provato che i “pacifici” israeliani ne abbiano almeno 300 di testate nucleari pronte per l’uso, e questo non scandalizza nessuno.
    …Però l’Iran ha un “regime dittatoriale” senza scrupoli che offende le “coscienze pulite” dei democratici. Chissà quante nefandezze e quanti eccidi compiono (sic)…
    Qualche centinaio di comparse prezzolate dai servizi americani e israeliani non sono nulla di fronte ai milioni di Iraniani scesi in piazza l’11 febbraio per solidarietà ai loro governanti!

  7. a scanso di equivoci segnaliamo che nemo profeta e Giona sono la stessa persona (stesso IP) e probabilmente stessa provenienza di un noto provocatore iraniano ormai bannato, gente che considera quell’assassino di Ahmadinejad e il suo tirapiedi Khamenei come degli idoli. Ma qualche volta va bene e fa bene anche un po’ di folclore nazista, giusto per ricordarci di non cadere negli stessi errori del passato

  8. e sopratutto i baffetti hitleriani. Ma mandatelo a cagare sto fascista schifoso di nemo

  9. Israele: attivisti e blogger protestano contro il deterioramento dei diritti umani

    “Indovinate quale Paese ha arrestato oggi 17 attivisti per i diritti umani?”, ha chiesto il blogger ed ex giornalista di Yedioth, Gal Mor sul proprio status di Facebook [in] il 15 gennaio scorso.

    Tra gli attivisti arrestati nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme est, c’era il Direttore Esecutivo dell’Associazione per i Diritti Civili in Israele (ACRI), Hagai Elad. i dimostranti partecipavano alle manifestazioni settimanali che vedono attivisti palestinesi che ebrei contro i colonizzatori ebrei che vanno trasferendosi nel quartiere cacciando le famiglie palestinesi grazie a ordini giudiziari e dichiarando che si tratta di case appartenti agli ebrei e illegamente occupate dalle famiglie locali. Li Lurian di Peace Now, che ha rilanciato questo video della manifestazione, era tra gli arrestati, così come il blogger Didi Remez [in].

    Due settimane prima dell’arresto, Elad ha scritto quanto segue in una rubrica sul proprio sito Ynet [ebr]:

    “A molti attivisti quest’anno è parso che la loro libertà d’espressione sia l’unica democrazia in Medio Oriente a non esser data per scontata. La repressione delle proteste non spetta alla polizia in una nazione democratica; suo compito è piuttosto quello di proteggere la libertà di parola”

    L’avvocato e blogger Jonathan Klinger ha scritto [ebr] che l’arresto di Elad è contro la legge ed è un altro segnale della morte della democrazia in Israele:

    “Elad è stato arrestato come punizione per aver protestato e non perchè fosse un pericolo per il pubblico. Questi ‘arresti puniztivi’ vengono deviniti illegali dalla legge e il loro obiettivo è evitare che altri protestino e scelgano di agire in base ai propri diritti democratici. Senza protesta non c’è democrazia.”

    Il tribunale israeliano ha ordinato l’immediato rilascio idegli attivisti (dopo 36 ore). Tuttavia, la blogger Lisa Goldman che ha partecipato alla dimostrazione settimanale venerdì 22 gennaio, è stata arrestata di nuovo insieme ad altri 15 attivisti israeliani, secondo quanto riportato [in] da Remez (@DidiRemez). Un ulteriore resoconto personale riguardo le “ronde di Sheikh Jarrah” è disponibile in inglese sul blog di Ibn-Ezra [in].

    I diritti umani, considerati da varie prospettive, sono stati l’argomento principale per i blogger e tweeps (utenti di Twitter) israeliani negli ultimi mesi, alla luce di alcune decisioni dell’attuale amministrazione percepite come una minaccia per la democrazia israeliana. L’11 dicembre 2009, l’ACRI ha iniziato una parata a specifico sostegno dei diritti umani a Tel Aviv, riunendo 116 NGO che sostengono i diritti umani da vari punti di vista e con diversi programmi.

    La protesta si è concentrata su una serie di politiche che hanno raggiunto il culmine nel deterioramento dei diritti umani in Israele, come descritto dall’ACRI sul blog della evento: [ebr] disposizioni come la legge Nakba, la deportazione di lavoratori stranieri, la legge sui database biometrici (si veda il dettagliato servizio sotto), e una “generale atmosfera di crescente divario sociale, del mettere a tacere le proteste, di razzismo e violenza”. Migliaia di persone hanno partecipato alla parata (si vedano questi video-clip), tenutasi giusto il giorno successivo alla giornata internazionale dei diritti umani.

    I blogger non vogliono saperne dei database biometrici

    Tra tutte le attività collegate ai diritti umani svoltesi negli ultimi mesi, l’attivismo contro la legge biometrica è stata una delle maggiori campagne online viste finora in Israele, inclusa la cooperazione di 160 blogger israeliani [ebr], uno specifico blog [ebr], un acconto su Twitter, e un’impegnata pagina Facebook.

    La proposta di legislazione biometrica suggerisce la creazione di un database biometrico di tutti i cittadini israeliani come parte del cambiamento che porterà a passaporti e carte d’identità biometrici. Il blogger Hani Zuveida ne spiega [ebr] i pericoli:

    “La legge biometrica o meglio ancora ‘la legge grande fratello’ punta a creare un database digitale dettagliato di tutti i cittadini, che può essere facilmente alla mercé di aziende commerciali e dei loro interessi ma può anche essere vulnerabile a intrusioni per reati penali come il furto d’identità o l’inganno ai danni di cittadini innocenti. E tutto ciò per “proteggere” le carte d’identità dalla falsificazione – dalla padella alla brace. I funzionari della pubblica amministrazione sono una specie peculiare: queste sono le persone che eleggiamo per rappresentare i nostri migliori interessi come legislatori o ministri, ma improvvisamente ‘tagliano ogni legame’ e si preparano ad una vita indipendente invertendo le circostanze: invece di fare quel che diciamo loro di, hanno preso a dirci cos’è meglio per noi. Secondo me questa è una delle situazioni più pericolose per una democrazia.”

    I blogger ne hanno fatto una questione personale con il ministro Meir Shitrit, che ha spinto la legge, mettendone in dubbio motivazioni e integrità. Gli importanti blogger Gal Mor ed Effi Fuks, che avevano esposto delle prove circostanziali contro le motivazioni di Shitrit e richiesto un’indagine, hanno cancellato i post originali dopo aver raggiunto un accordo con la famiglia di Shitrit ed in seguito hanno pubblicato [ebr] una scusa ufficiale e una smentita. Tuttavia, il blogger Rehavia Berman, spesso chiamato “il ragazzo cattivo della blogosfera israeliana” ha ripubblicato [ebr] la presunta accusa, suggerendo che dietro i database ci siano interessi commerciali e che esista un qualceh legame tra Shitrit e OTI, l’azienda incaricata di approntare il database.

    I blogger hanno assistito spesso alle sessioni del Parlamento in cui si discuteva la legislazione biometrica, riportando la condotta di Shitrit nello spingere questa legge. Di conseguenza, Shitrit ha cercato di vietare la partecipazione dei blogger alle sedute pubbliche, come documentato in video [in] dal blogger Eran Vered. Allo stesso tempo, un altro blogger, che è anche un hacker, ha creato un sito che mostra al pubblico come il presunto database protetto del Ministero degli affari interni sia in realtà trapelato online e i dati di ogni cittadino siano disponibili a tutti (il sito è stato poi oscurato). Sul proprio blog [ebr] l’hacker ha spiegato che questa demo voleva mostrare che stessa cosa potrebbe facilmente succedere al database biometrico.

    La blogger Karine Barzilai-Nahon, direttrice della Washington University iSchool, ha preparato un rapporto speciale sulle normative biometriche nel mondo presentato anche al Parlamento israeliano. Ecco cosa scrive [ebr]:

    “Ad oggi, nessun Paese democratico occidentale conserva il database biometrico dei cittadini senza il loro consenso. C’è solo una nazione che tiene un database obbligatorio: Hong Kong, ma questo database è temporaneo e viene eliminato subito dopo aver emesso la carta d’identità. Inghilterra, Francia e Giappone archiviano un database volontario che non è stato reso obbligatorio per le critiche dell’opinione pubblica. Alcune nazioni stanno considerando diverse norme per la biometria, ma senza applicarle anche se legislazione venisse approvata, a causa del continuo dibattito pubblico e della paura di dare troppo potere agli organi politici. Il presidente del comitato parlamentare di scienza e tecnologia ha chiesto di non demonizzare la proposta legislativa, perchè non stanno reinventando la ruota e Israele non è diverso dalle altre nazioni, ma questo rapporto in realtà dimostra che lo è.”

    Gli sforzi dei blogger e degli attivisti hanno tuttavia creato numerosi ostacoli e compromessi alla legge; i blogger chiave coinvolti nella protesta hanno riportato [ebr] che questi ostacoli servono a raffreddare ed evadere la protesta pubblica e le manipolazioni, sollecitando l’inclusione “volontaria” tramite sanzioni discriminanti non volontarie. Gli attivisti per i diritti umani hanno perso questa partita il 7 dicembre 2009, quando la legge sul database è stata approvata dal Parlamento israeliano ma, ciò nonostante, hanno manifestato contro la sua applicazione nella marcia per i diritti umani qualche giorno dopo.

    Mentre testate e reporter vanno occupandosi sempre meno di tali politiche da una prospettiva critica dei diritti umani, gli attivisti hanno rilanciato online tali questioni, trovando terreno comune e unendosi a blogger e tweeps importanti per utilizzare pienamente piattaforme mediatiche alternative, nel tentativo di influenzare l’opinione pubblica e lottare per una democrazia de-facto.

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